05 aprile 2024
Chi punta a diventare un simbolo della Juventus, un giocatore chiave di un’intera epoca, uno di quelli da 389 presenze in bianconero, sa che una delle sfide più sentite dai tifosi è quella contro la Fiorentina - una delle tante “classiche” del calcio italiano di cui la Juventus è protagonista. Lo sa bene Claudio Marchisio, che il bianconero l’ha indossato per la prima volta da bambino e non se l’è più tolto di dosso - scalando gerarchie e categorie fino ad approdare in prima squadra, a caccia non solo di spazio in campo, ma anche del primo gol con la Juventus; realizzato un sabato sera di gennaio, all’Olimpico di Torino, neanche a dirlo… contro la Fiorentina.
UNA JUVE A CAVALLO TRA VECCHIA GUARDIA E GIOVANI TALENTI
Quella del 2008-09 è la Juventus allenata da Claudio Ranieri, in una stagione chiusa con Ciro Ferrera in panchina: i bianconeri lottano per le prime posizioni in classifica grazie al talento dei tanti campioni ancora in rosa - da Del Piero a Trezeguet, da Nedved a Buffon - cercando però al tempo stesso di ritagliare spazio e affidare responsabilità anche a giovani promettenti come Giorgio Chiellini, Sebastian Giovinco e ovviamente Claudio Marchisio. Una stagione particolare per un ragazzo che si era fatto le ossa in una lunga e promettente annata con l’Empoli, raccogliendo 26 presenze in Serie A e acquisendo l’esperienza necessaria per provare a prendere in mano le redini del centrocampo della Juventus. La gara d’esordio del campionato 2008-09, la prima dopo il suo ritorno in bianconero, è contro la Fiorentina in trasferta: maglia da titolare e ottima prestazione, quasi fosse una premonizione di quanto accadrà nella prima del girone di ritorno.
NUMERI GIALLI E UNA SFIDA COMPLICATA CONTRO LA FIORENTINA
Un altro dei tratti distintivi di quella versione della squadra bianconera sono i numeri gialli - colorazione proposta più volte della Juventus nel primo decennio degli anni 2000, a cavallo tra un dorato e un colore più acceso bordato di nero come sulla maglia di quella stagione. Una divisa diversa dalle altre, che ha iniziato ad avere un peso e un sapore diverso per quella giovane generazione di talenti che stava crescendo in bianconero, chiamata ad affrontare le prime sfide d’alta classifica della propria carriera. Il match di gennaio contro la Viola infatti non era una partita scontata, anche col senno di poi - visto che la Fiorentina concluse il campionato al quarto posto, conquistando il pass per i preliminari di Champions League dell’anno successivo. Soprattutto, quel 24 gennaio la Juventus arrivava alla partita con sole tre lunghezze di distanza dal primo posto occupato dall’Inter: una vittoria insomma significava tornare in vetta per qualche ora e mettere pressione ai rivali diretti. Un match insomma in cui serve il guizzo, il colpo del campione - e quella squadra sapeva su chi fare affidamento in occasione del genere.
UN GOL DAL SAPORE DI INVESTITURA
Nel gol che decide la sfida di quella fredda sera di gennaio c’è tanto Del Piero e tanto di quegli anni bianconeri, fatti di voglia di riscatto, di campioni feriti ma ancora pronti a graffiare e di sobrio talento come marchio di fabbrica della Juventus. Un’azione che parte da destra, con il numero 10 bianconero che rientra verso il centro e circondato da cinque giocatori immagina un passaggio impensabile per chiunque altro: «Un grande giocatore vede autostrade dove altri intuiscono solo sentieri», diceva Vujadin Boškov e Del Piero anche quella sera non fa eccezione - lanciando verso la porta un giovanissimo Claudio Marchisio, che ha sempre avuto il fiuto del gol e la voglia di attaccare l’area avversaria. A quel punto non gli resta che stoppare il pallone portandolo leggermente avanti, tocco sotto su Frey che tenta l’uscita e gol del vantaggio. Sarà quello decisivo in un match vinto 1-0, il primo acuto della carriera juventina del Principino. Uno dei primi segnali per dimostrare di essere pronto alla responsabilità di indossare una maglia così importante.