15 marzo 2024
Juventus e Genoa sono due delle squadre più antiche del nostro calcio, nate nel diciannovesimo secolo e la storia dei loro testa a testa affonda le radici in un passato che inizia oltre un secolo fa: quello di domenica alle ore 12:30 all’Allianz Stadium sarà il 112° incrocio in Serie A, con i bianconeri che possono vantare ben 67 vittorie contro il Grifone - tra cui quella di cui parleremo in questo articolo. Approfittando della prossima sfida in programma, abbiamo deciso infatti di fare un passo indietro di 40 anni, fino al maggio del 1983 - guardando a un match dal valore relativo in campo (visto che la lotta Scudetto era già terminata), ma fortemente simbolico come passaggio di consegne all’interno dello spogliatoio juventino.
UNA DOMENICA PIOVOSA E UNA SQUADRA DA SOGNO
Il 15 maggio 1983 la primavera a Torino non era ancora arrivata - o quantomeno si era presa un pomeriggio di pausa, in una domenica piovosa che aveva allagato le tribune del Comunale del capoluogo piemontese. Un raffreddore tardivo non sarebbe stato un grosso problema per le decine di migliaia di tifosi assiepati sugli spalti in una selva di ombrelli, anche perché in campo quella domenica i bianconeri - che si erano visti sfuggire lo Scudetto del tris per poco, superati definitivamente dalla Roma nella giornata precedente - potevano schierare una delle più belle e forti squadre di sempre, con sei campioni del Mondo in carica e una quantità di talento difficile da eguagliare: Zoff, Gentile, Cabrini, Bonini, Brio, Scirea, Bettega, Tardelli, Rossi, Platini, Boniek. Come disse Gigi Simone, giovane allenatore del Genoa all’epoca: «Per fortuna eravamo già salvi prima di scendere in campo…».
LA FESTA PER L’ULTIMA GARA A TORINO DI BETTEGA E ZOFF
L’importanza della gara però non sta nei tre punti in palio, quanto nel saluto che tutta Torino riserva a due leggende del calcio italiano e bianconero: Roberto Bettega e Dino Zoff, scesi quel giorno per l’ultima volta in campo a Torino indossando la maglia della Juventus. Ad attendere Bobby gol è il Canada, con i Toronto Blizzard che si godranno l’ultima stagione da professionista di un attaccante che forse più di ogni altro ha fatto la storia degli anni ’70 del nostro calcio - perdendo poi, a causa di un grave infortunio ai legamenti del ginocchio, l’occasione di partire con la Nazionale nel 1982 per la Spagna alla conquista del campionato del Mondo. Discorso diverso invece per Dino Zoff, che quella Coppa con l’Italia l’aveva alzata 10 mesi prima da capitano e che, giunto alla veneranda età di 41 anni, aveva deciso di ritirarsi al termine di quella stagione.
LA GARA VINTA 4-2 GRAZIE AL CAPOCANNONIERE MICHEL PLATINI
Restava una partita da giocare, ma per quella non ci furono grossi problemi - visto l’arsenale a disposizione di mister Trapattoni: la Juventus inizia andando sotto in avvio e poi dilaga fino al 4-2 finale della sfida grazie all’autorete del genoano Gentile (su conclusione proprio di Bettega, un ultimo mezzo sigillo in bianconero), al gol di Cabrini e soprattutto alla doppietta di Michel Platini che chiude così a quota 18 reti il campionato - diventando nel suo primo anno alla Juventus subito capocannoniere; cosa che non gli era mai riuscita in precedenza in Francia. Un vero e proprio maestro, come raccontato anche nell’articolo de “La Stampa” del giorno successivo, in cui si sottolinea: «L’orchestra bianconera, diretta magistralmente da Michel Platini, ha suonato quasi sempre all'unisono, sovènte in maniera grandiosa…», mentre il già citato Gigi Simoni commentò la sua prestazione spiegando: «È un giocatore fuori dal comune: solo sparandogli si può pensare di fermarlo». Uno di quelli con cui stare tranquilli e al quale affidare i destini della Juventus, soprattutto nel giorno del saluto alla città di Torino di giganti come Bettega e Zoff.